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RICCARDO BEE – UN ALPINISMO TITANICO

 

       Questo libro ricostruisce i tratti salienti delle esperienze di vita e di alpinista del bellunese Riccardo Bee, fino al tragico epilogo durante le vacanze di Natale del 1982 sulla ghiacciata parete Nord-est dell’Agnèr.

        Il testo, essenziale, vuole rispecchiare la natura singolare di Riccardo, anch’essa essenziale, senza retorica, senza autocelebrazioni, senza parole di troppo, anticonformista.

       Il racconto, nella seconda parte, riporta numerose testimonianze dirette, una sorta di “romanzo corale” dove chi lo ha conosciuto o ha ripetuto qualche sua via fa rivivere non solo gli episodi ma soprattutto le emozioni che tali episodi hanno scavato nelle loro memorie.

       Il ricordo del fratello Adriano, quello dell’amico, quello del compagno di cordata, quello dell’alpinista che ha ripetuto una sua via-viaggio.

       E da ultimo una nota tecnica per gli appassionati del genere: la relazione dettagliata della via al Pilastro Bee dell’Agnèr, frutto dell’esperienza vissuta dall’autore nella sua ripetizione dell’estate del 2013.

 

RICCARDO BEE – UN ALPINISMO TITANICO

Marco Kulot, Angela Bertogna

Ed. Versante Sud – 2014

Riccardo Bee – Un Alpinismo Titanico.pdf

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RECENSIONI

“Capita raramente di leggere una storia umana d’alpinismo tanto emozionante da lasciare alla fine una sensazione di profonda amarezza, come quella che si incontra nel volume di Marco Kulot e Angela Bertogna, dal titolo “Riccardo Bee – Un alpinismo titanico”. Non è tuttavia merito dei due bravi autori se le oltre 200 pagine del libro tengono sempre avvinti al racconto con interesse immutato, anche se va loro attribuita la capacità non comune di aver trasferito alla perfezione la personalità e le sensazioni del protagonista, che pure, per motivi anagrafici, non hanno potuto conoscere.

Chi ama l’alpinismo deve riconoscere loro anche un ringraziamento speciale, perchè con un impegno difficile che non si è potuto giovare di nessun scritto autobiografico, hanno riproposto alla memoria un personaggio e le sue titaniche imprese che sono state compiute per pura passione e pertanto con un’incredibile modestia nel presentarle, tanto che lui stesso non è mai stato messo nella piena intensità di luce che gli era dovuta e che, a distanza di tre decenni dalla sua scomparsa, si stava forse spegnendo.

Venire ora a conoscerlo come lui era sia nella sua realtà alpinistica ed umana, oltre naturalmente a quello che di straordinario è riuscito a fare Riccardo Bee sulle sue Dolomiti, serve certamente a dare una benefica boccata di ossigeno alla causa del più genuino alpinismo, mentre certamente dice anche una parola chiarificatrice sull’eterno dilemma che ci affligge quando cerchiamo di definire in che cosa consistano veramente l’alpinismo e l’arrampicata.”

Renato Frigerio

“Di Riccardo Bee, precipitato dalla parete nord est dell’Agnèr il 31 dicembre 1982 dopo un decennio di scalate “estreme”, non si sapeva quasi nulla. Neppure la storia dell’alpinismo di Gian Piero Motti lo cita, benchè le sue vie, in cordata (in particolare con Franco Miotto) o in solitaria e in inverno, segnino imponenti pareti come la sud ovest e la nord ovest del Burèl nel gruppo della Schiara o la sud ovest del Pelmo, e poi ancora tra le altre la Torre Lagunaz e lo Spiz di Lagunaz nelle Pale di San Lucano e, infine, la nord est dell’Agnèr che gli fu fatale. Ora, per mano della guida alpina Marco Kulot e di Angela Bertogna, pagina dopo pagina prende forma la storia di una vita, e ci sembra di vederlo muovere questo giovane uomo, prorompente nelle sfide, spiccio nei modi ma gentile. Completano il volume le testimonianze del fratello e degli amici.”

Linda Cottino

“Pare quasi impossibile come, considerata l’alluvione di pubblicazioni alpinistiche che ogni anno si riversa sui banconi delle librerie, determinati personaggi rimangano pur sempre in ombra e solo dopo decine e decine di anni dalla loro scomparsa, vengano portati alla ribalta. Così è capitato a Lorenzo Massarotto (Luca Visentini) e così oggi a Riccardo Bee (ignorato anche dalla pur mastodontica Storia dell’Alpinismo di Motti) grazie a questo approfondito ed affettuoso studio dei presenti AA., madre (di professione “travet”, ma innamorata della montagna) e figlio (nato a Trieste, guida alpina). Che ringraziamo, eccome!, di cuore, perchè finalmente ritroviamo, stagliato nella sua più nitida luce, il profilo d’un uomo adamantino, romantico, schivo d’ogni autocelebrazione, senza protagonismi di sorta, pur avendo un curriculum alpinistico di notevole spessore, tanto da essere annoverato dagli esperti fra i venti maggiori specialisti internazionali.

Teatro delle sue gesta quelle Dolomiti orientali meridionali che presentano appicchi giganteschi, esposizioni vertiginose ed ambienti orridi: tanto per fare due nomi il Burel e l’Agner. E fiu proprio sulla ghiacciata parete nord-est dell’Agner  che nell’inverno del 1982 Bee incontrò l’appuntamento fatale. Questo libro è stato pertanto ideato come un omaggio dei due Autori non tanto allo scalatore estremo, quanto all’uomo “ermetico” che Bee era, come professionista, come insegnante, come marito e come padre. Interessantissimo, sotto questo profilo, l’elenco cronologico delle sue salite (una decina di pagine!).

Ottima (e sentita emozionalmente) la presentazione di Flavio Faoro.”

Le Alpi Venete – autunno-inverno 2014-15